Le credenze nell'Anubismo.

 

Anubi: L'unico vero Dio Cane.

 

 

Appare ormai chiaro che il buon Anubista è libero di credere a ciò che vuole rispettando ovviamente il secondo precetto che, ricordiamolo, chiede di non rompere i coglioni a nessuno.

Il buon Anubista crede ad esempio a Babbo Natale. Santa Claus, viene chiamato in molti modi diversi ma che fanno riferimento alla stessa figura presente in mezzo globo e sicuramente positiva. Ovviamente nell’accezione anubista “positiva” significa che non rompe i coglioni, che non fa danni, che non peggiora la situazione e mi sembra che Babbo Natale sia a buon titolo un anubisticamente vero e rispettabile “essere”.

Babbo Natale non ha mai vietato nulla a nessuno, si è manifestato in varie culture sempre senza fare danni e questo è storicamente un evento raro. Tra diverse culture che approcciano a una credenza popolare ce n’è sempre una che riesce a piegare qualsiasi figura a scopi prescrittivi ma con Babbo Natale non c’è riuscito nessuno. Ne deriva che notoriamente risulti “non simpatico” ad alcuna religione proprio perché nessuna è mai riuscita a piegarlo ai suoi intenti condizionatori. Babbo natale è un eroe della resistenza ai condizionamenti. Per cui senza bisogno del pedante ma splendido “Miracolo sulla 34 strada” l’Anubista crede in Babbo Natale negli gnomi e nelle renne. Di dove sia la fabbrica di Babbo Natale se ne sbatte le palle facendosi anubisticamente i cazzi suoi.

Qualche genio dice che Babbo Natale non esiste e che “è roba per bambini” senza neanche minimante comprendere che tre quarti di ciò in cui crede lui sono cose false. Probabilmente lui stesso è falso ma non può rendersene conto. Che lui abbia creduto in ciò che era socialmente corretto alle varie età della sua vita lo rende un prodotto non una persona. Ciò che da noi si individua “componente infantile” è già falso nella sua definizione. Infanzia, adolescenza ecc.. non sono dei momenti della nostra vita. Sono delle definizioni sociali basate sulla nostra età anagrafica che non fanno altro condizionarci al punto da accettarle come vere. Prendiamo un giocattolo con la scritta ad. es. “10-14” o “10+” dove qualcuno decide a quanti  anni puoi giocare con  l’oggetto come se tuo figlio possa davvero essere coglione come il suo. Si può evitare di fare riferimento a quelle indicazioni ma il danno è già fatto. Perché la massa lo farà. Così tutti faranno le stesse cose e cambieranno gusti nel trascorrere la loro vita non in funzione del loro piacere ma in funzione di ciò che gli altri dicono loro esserlo. Così si troveranno a giocare con un cellulare senza capire che dovrebbe essere un telefono. Si troveranno parimenti a non giocare più a bilie anche se era molto più divertente della wii. Passeranno dal tirare le pietre alle bottiglie al tirar le pietre ai poliziotti senza capire perché lo stanno facendo, ma forse semplicemente perché qualcuno gli ha detto che così avrebbero potuto sentirsi grandi. Tutti uguali, tutti tristi. Finiranno tutti ad antidepressivi senza aver minimamente capito il perché. Nel frattempo non hanno mai fatto ciò che realmente piaceva loro semplicemente perché dovevano fare ciò che gli altri volevano, altrimenti sarebbero stati definiti “bambini”. Non esiste il bambino, non esiste l’adulto sono solo prodotti. Ciò che esiste è colui  che realizza il proprio problema ontologico nel fare ciò che vuole e nell’essere ciò che è, fottendosene di ciò che dicono gli altri cercando in tutti i modi di non essere o diventare un “Borg” (Rif. Star Trek). Ovviamente l’Anubista guarda con grande simpatia alla cultura giapponese che non impone condizionamenti al divertimento.

Il profeta quindi dice: “Credo in Anubi l’unico vero Dio Cane.

Inoltre credo in Babbo Natale, nelle Fate e negli Gnomi faccio i pupazzi di neve e mi godo i film di Walt Disney perché me lo posso permettere.”

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