Il Profetello, la moto e l'incontro con la politica
Il Profetino (qui) crebbe e divenne Profetello. Tra una impennata con il motorino perennemente guasto e qualche grippata con adorazioni intensissime, le sue conoscenze evolvevano. Parimenti aumentava il numero di materie a settembre.
Per quanto avesse grossi problemi a tarare la carburazione notava che intorno a sé erano tutti molto presi con la “politica”. Tutti volevano cambiare il mondo mentre il Profetello era troppo preso a cambiare il carburatore.
Il Profetello già da piccolo era molto sensibile alle rotture di sfere e ‘sto “cambiare il mondo” gli suonava un po’ come andare a rompere i coglioni agli altri obbligandoli a cambiare.
Non essendo ancora stato Illuminato da Anubi il Profetello era molto Spento ma era già sulla giusta strada del non rompere i coglioni, che poi scoprirà essere il precetto più importante.
Ad ogni modo dalla “politica” non si poteva star fuori.
Un giorno si trovò al tavolo in birreria un tale Tizio, il quale diceva che in un mondo giusto i più deboli dovevano essere aiutati.
Diceva anche non era giusto che qualcuno morisse perché non aveva i soldi per curarsi. Diceva altresì che in un mondo giusto tutti avrebbero dovuto poter far studiare i figli anche se poveri.
Il Profetello trovò tutte queste osservazioni molto condivisibili.Il Profetello era sempre stato molto impegnato a difendere gli altri quando qualcuno li aggrediva, voleva bene al prossimo, per cui tutte queste istanze gli sembravano sacrosante.
Chiese allora cosa si poteva fare per costruire un mondo “buono”.
Tizio gli rispose che era semplice, bastava tassare i “ricchi” e dare i soldi ai poveri. Già da piccolo il Profetello non aveva una bella sensazione sentendo il termine “tassare” e decise di cogliere l’opportunità del dialogo per comprendere meglio la cosa:
“Mi stai dicendo che chi non ha i soldi li prende a chi li ha… ma se chi li ha ne ha bisogno o non vuole darli?”
“ E’ semplice!” rispose Tizio
“Se uno non vuol dare i soldi lo si mette in galera”
“E chi lo mette in galera? Chi lo aggredisce?” chiese il Profetello molto perplesso
“Lo stato!” rispose il Tizio. L’immagine del dio grande e cane pervase immediatamente la testolina del Profeta.
“Quindi in un mondo “giusto” è necessario usare la violenza? E chi decide come e quando usare violenza?”
“Lo stato!” rispose il tizio.
“Quindi sto Sig. Stato è buono ma aggredisce? Ma che cazz? Quale cosa giusta si può costruire con l’aggressione?” chiese il Profetello
Fortunatamente nell’aria partirono adorazioni anubistiche e un po’ di baccano che segnalavano un rissa in corso, così la chiacchera finì.
Il Profetello scoprì tempo dopo che questo era un attivista del “Partito socialista”. Mah…
La miscela per il motorino continuava ad aumentare e il Profetello avendo già capito di chi fosse la colpa; ogni pieno rivolgeva una grande adorazione diocanina al Sig. Stato.
Una sera si trovò al tavolo con tal Caio che diceva di essere del Movimento Sociale.
Oltre alle stesse cose condivisibili che diceva il Tizio, Caio diceva che le persone non capiscono un cazzo per cui ci vuole una persona che dice loro cosa fare.
Qualora una persona non faceva ciò che gli veniva detto doveva finire in galera sempre ad opera del Sig. Stato.
Bisognava basarsi su “Dio, Patria e famiglia”.
Il Profetello santificava spesso il suo Dio Cane, ed era molto impegnato nel difendere la sua patria che era la sua compagnia e il suo quartiere, per cui trovò corretto il concetto, salvo poi scoprire che il Dio era quello che dicevano loro e la patria era il pezzo di terra dominato con la violenza dal loro esercito.
“Ma Dio grande e Cane” pensò il Profetello “ma ‘sti personaggi che si occupano di politica non fanno altro che parlare di violenza!”.
Scoprì più tardi che Caio era “fascista”.
Ma la completa illuminazione politica la raggiunse quando una sera si trovò a chiaccherare con tal Sempronio che lodava il “socialismo” reale sovietico.
Diceva le stesse belle cose degli altri ma diceva che per avere un mondo giusto bisognava usare violenza contro tutti perché non avessero più niente.
La violenza veniva operata dal Partito.
“Quelli volevano le mie bilie e questo vuole il mio motorino” pensò molto preoccupato il Profetello.
“Ma se io volessi tenermi il mio motorino e andarmene?” chiese il Profetello.
“Nessuno se ne deve andare, se ci prova bisogna ucciderlo così gli altri imparano!” rispose Sempronio.
Il Profetello si immaginò di essere in una immensa galera a piedi vedendo passare un “capo di partito” tutto contento con il suo motorino e rimase oltremodo perplesso.
Stava già pensando a come caricare tutti i suoi averi sul motorino per scappare.
Alla fine dei rimuginamenti esordì: “E se io con il mio motorino da cross riuscissi a scappare attraversando le montagne?”
Sempronio gli rispose che in quel caso il Partito avrebbe trucidato tutta la tua famiglia. La perplessità divenne terrore.
Poi Sempronio disse che bisognava abolire le religioni, ammazzare i preti e credere solo nel Partito. Il Profetello aveva il suo Dio Cane e non capiva perché avrebbe dovuto credere nel Dio Partito.
Il Profetello si faceva un gran culo a riparare il suo motorino e tutti questi passavano il tempo a trovare il “giusto modo” di delegare qualcuno a usare violenza per rubarglielo.
Ma non farebbero prima a farsi il culo anche loro a ripararsi il proprio motorino? Mha …comunque ‘sto Sempronio diceva di essere “comunista”.
Nel frattempo in zona qualcuno si accoltellava amichevolmente, qualcuno si sparacchiava e il Profetello era sempre in prima linea per cercare di mantenere un po’ di pace.
Erano comunque ragazzate.
La cosa che stupì molto il Profetello invece erano i gran casini che venivano fuori per “motivi politici”.
I socialisti si prendevano a mazzate tra loro di continuo, quando non si prendevano a mazzate con la Polizia.
La Polizia lavorava per il Sig. Stato, i socialisti vogliono tutti il Sig. Stato per cui che cazzo si menano con la Polizia?
C’era chi sparava “in nome del popolo”, chi metteva bombe “in nome dell’ordine”, crepava un mucchio di gente, ma tutti adoratori del Sig. Stato.
Il Profetello cominciò a pensare che sti “politicizzati” fossero uguali ai tifosi da stadio: credeva che per aggredire inutilmente qualcuno bastasse andare allo stadio dove tutti adorano il calcio ma tutti si menano per il calcio.
I socialisti invece adorano tutti ‘sto stato e si menano per lo Stato.
Il tempo passava e il Profetello si prese un rottamino “125cc” continuando ad adorare il suo Dio per farlo andare.
Con il passare del tempo i discorsi si facevano più complicati: era diventato molto di moda parlare di diritti.
Sembrava che tutti avessero diritto a tutto!
C’erano i diritti civili che, in sostanza, dicevano che uno doveva essere libero e che nessuno doveva fregare alcunché ad altri e al Profetello sembravano corretti.
Ma i chiaccheroni politicanti non parlavano di quei diritti ma dei dei diritti “sociali” che dicevano sostanzialmente il contrario dei “diritti civili”.
Tutti dovevano aver diritto alla moto. Figo!
Il Profetello era d’accordo, cazzo sarebbe stato bello avere una moto che funzionava!
Ma al Profetello era chiaro che se qualcuno ha diritto ad avere il “125” qualcuno doveva pagarglielo… o rubarlo a qualcun altro per darlo a lui.
“I diritti di qualcuno sono sempre un dovere di un altro, e i doveri sono degli obblighi garantiti dalla violenza del Sig. Stato” concluse il Profetello nella sua grezza testolina.
Al Profetello tornò in mente la faccenda delle “figu” e riniziò a preoccuparsi, stavolta per la moto.
“In pratica ho il diritto di non essere derubato ma il sig. Stato ruba, ho il diritto di non essere aggredito ma sulla aggressione il Sig. Stato fonda la sua esistenza.” pensò il Profetello.
La miscela e il bollo continuano ad aumentare, i divieti pure e oltre a questo il Profetello era molto preoccupato per ‘sta faccenda dei diritti: “ Ma che cazzo… da una parte ‘sti adoratori del Sig. Stato dicono che nessuno deve rubare, poi però dicono che mi vogliono rubare tutto”.
Una sera, già malpreso per una “notifica di un bollo non pagato” il Profetello arrivò nella solita birreria e al solito tavolo trovò un altro “Genio” della politica che blaterava le solite cagate.
Ormai aveva imparato a non cercare di capire che razza di socialista fosse, tanto erano tutti uguali, tutti violenti e aggressivi, per cui si fece i cazzi suoi e ordinò una bella Leffe media convinto che nessuno avrebbe potuto rovinargliene la degustazione.
I blateratori di politica dicevano tutti le stesse cose che dicevano i capifazione della loro “squadra” di socialisti era perfettamente inutile ascoltarlo.
Tra l’altro erano molto più pervasivi dei preti o dei testimoni di Geova … i preti ti facevano il sermone in chiesa, i testimoni di Geova al citofono ma i socialisti, Dio Grande e Cane, te le frantumavano dappertutto!
Ad un certo punto il Genio si mise a blaterare di diritti e lì al Profetello venne la pessima idea di fare la domanda: “ Con ‘sti diritti mi avete rotto le sfere! Se io ho il diritto di non essere derubato perché dite che è giusto rubare?”.
Il Genio della serata un po’ preso in contropiede e forse un po’ turbato dal tono del Profetello rispose ammiccando che al fine di tutelare i propri diritti bisogna cedere i propri diritti allo stato. “Dio Cane! Ancora! E poi una fetta di culo?”
Ma che cazzo vuole sto stato da me? Ma se uno non vuol cedere proprio un cazzo di niente?” proferì il Profetello parecchio incazzato.
Il Genio un po’ intimorito rispose illuminandosi: “Dovrà farlo per forza per mano dello Stato!”.
L’aria si faceva pesante, la Leffe si era scaldata e il Profetello non ci vide più: “Ma senti, ma se vuoi qualcosa da me perché non lo prendi da solo invece di farlo fare a qualcun altro? Qui ci son le chiavi della moto, prova a prenderle visto che è giusto così!”
Il Genio probabilmente comprese che le chiacchiere erano finite e si allontanò rapidamente e il Profetello prese un’altra Leffe per cercare di rilassarsi.
Il Profetello girava con un temperino in uno stivale, giusto per sbucciare le mele, e casomai sbucciare qualcuno che avesse cercato di rubargli la moto ma quella sera capì che non era sufficiente.
Evidentemente non esistevano solo i ladri che lavoravano in proprio ma anche quelli che lavoravano per delega.
Per cui alla fine di una lunga meditazione decise di aggiungere un altro temperino nell’altro stivale… si sa mai… troppa gente voleva la sua moto!
Da lì in poi il Profetello imparò a scansare i “politicanti” anche se era quasi impossibile: o gli scassavano le sfere con il calcio o gliele scassavano con la politica.
Il Profetello crebbe, i socialisti la smisero di randellarsi a vicenda e ci fu un periodo un po’ più tranquillo durante il quale il Profetello continuando ad adorare il suo Dio Cane diventò un vecchio rincoglionito Profeta.
Lo stato si ingigantì, ormai la tassazione era arrivata alla follia, tutto ciò che era fattibile era divenuto “vietato” ma i tifosi continuavano a sostenere la loro squadra.
Anubi, dal canto suo, si ruppe le divine sfere di essere adorato costantemente e decise di Illuminare il Profeta consentendogli attraverso l’osservazione della sua immagine di trarre i noti precetti, osservando i quali le adorazioni diminuirono molto.
Il resto è storia nota.
Che Anubi sia con voi e con la vostra moto.
Il Profeta.
P.S. Trovi il prequel qui: Il Profetino.
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