XIII. L'Anarchia Anubistica
“Anarchia” è il termine più abusato e meno chiaro di tutto il vocabolario filosofico, politico e sociale.
Questo depone a suo favore, perché la confusione dimostra l’assenza di una ideologia alla base.
“Anarchia” sembra essere una delle poche idee insite nell’umano proprio perché prende corpo in diversi modi e diverse connotazioni. Qualora l’anarchia diventasse un movimento unico e definito, non sarebbe più sé stessa.
L’anarchia è l’unica tensione che “è” proprio perché non necessita, per esistere, del solito gruppo di umani latranti. È molto semplice ravvisare alcune connotazioni anarchiche nell’anubismo.
In realtà si tratta di “anarcaninia”. L’anarcaninia anubistica non si rifà all’anarchia an-archos, an-archia (senza governo, comando ecc.), ma al termine: “an-archè“ (senza “principio e fine di tutte le cose”, senza Dio, senza ideologie ecc.).
Ispirato dalla divinità canina il buon anarcanubista si fa i cazzi suoi e non appartiene, se non in modo leggero e transitorio, a gruppi, movimenti ecc. L’assiemare umani stimola il latrare, ed è il modo migliore per far emergere la loro testa di cazzo.
Dato un gruppo di umani la testa di cazzo media non è la media delle teste di cazzo dei singoli, ma tende al livello della maggiore testa di cazzo (teorema anubistico della media delle teste di cazzo).
L’anubista combatte contro le sue sovrastrutture per far emergere la sua divinità canina, si incazza con se stesso per la sua ignoranza, contesta i suoi propri limiti ed è conscio del fatto che, a qualsiasi livello di Illuminazione arrivi, sarà sempre difettato.
L’anubista fa la rivoluzione contro sé stesso per cambiare sé stesso. L’anubista non si sognerà mai di abbaiare contro altri umani per qualsiasi motivo, né di unirsi a un latrato di gruppo.
L’anubista non ambisce alla rivoluzione armata
(tanto al posto di un umano con la testa di cazzo ne metteranno un altro, un gruppo di altri oppure, peggio ancora, tutti gli altri).
Poi che fa? La rivoluzione contro tutti? Non è che l’anubista “se ne freghi”; semplicemente, seguendo il suo Dio se ne sbatte le “divine balle canine” dei latrati di massa perché sa che storicamente hanno sempre fatto danni.
L’anubista in piena diocaninità insegue la sua illuminazione convinto del fatto che, solo quando sempre più individui tenderanno ad essa, il mondo non avrà più bisogno di qualcuno che decida per gli altri.
Solo in questo caso l’umano senza testa di cazzo non necessiterà più di capi e controcapi.
Il governo perfetto non esiste. Il governo imperfetto non dovrebbe esistere, ma finché l’umano necessiterà di abbaiare in gruppo non farà altro che crearne un altro. La ricerca della libertà della mente non è facile, anzi è lunga e difficile.
È una vera e propria guerra, che rimuovendo le nostre sovrastrutture ci obbliga ogni giorno a rimetterci in discussione, talvolta al limite del nostro equilibrio. Eccolo “il pensiero che diventa azione” dell’anarcaninia: guerra aperta, violenta e costante contro sé stessi, contro il prodotto di tanti condizionamenti a cui siamo stati e siamo tuttora sottoposti.
A tirar pietre o ammazzare qualcuno sono capaci tutti. L’anarcanubista sa che il “poliziotto” è un umano come un altro, pagato per prendere pietrate.
Per cui non pensa che una “azione” importante sia quella di tirargli pietre, perché non fa altro che fare ciò che vuole lo stesso sistema che dovrebbe combattere: fare in modo che la gente comune faccia la guerra ad altra gente comune.
L’anarcanubista conosce la differenza tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario.
L’anarcanubista sa bene chi abilita il legislativo in una democrazia, per cui sa che, se proprio dovesse tirar pietre, dovrebbe tirarle a tutti gli umani.
Qualcuno dice che bisognerebbe tirarle ai giornalisti; purtroppo il giornalista è simile allo spacciatore di salame, di dolci, di alcool, di rhum, di sigarette, di marjuana, di eroina, di armi, di automobili, di cocaina ecc. Tutte cose che sono richieste dalle persone, e non vi è dubbio che qualsiasi libera richiesta sia una istanza corretta.
Se poi uno usa l’auto per uccidere o l’eroina per ammazzarsi non è colpa – o merito – di chi la vende, ma di chi la usa. Le armi poi hanno anche la sicura, per cui nessuno ammazza per sbaglio. Insomma, anche i giornalisti danno la loro droga alla gente, la quale serve loro per agitarsi o star tranquilli in funzione dei loro desideri.
Per cui che colpa ne hanno loro? Vendono ciò che la gente vuole; è triste ma è logico. Se i giornalisti si impegnassero a informare correttamente “la gente” non li cagherebbe, per cui andrebbero a fare un altro lavoro. Il che sarebbe meglio, ma ognuno è libero di fare ciò che gli pare.
Tornando al discorso, la vera anarcaninia è un’idea insita che non se ne esce con degli slogan o delle chiacchiere che diventano latrati al pari degli altri, ma lavorando su sé stessi. Se uno da quando nasce vota per gli stessi partiti e pensa le stesse cose riguardo la politica e la società, dovrebbe dubitare della propria libertà mentale.
Se poi pensa e vota come suo padre e suo nonno, il dubbio dovrebbe diventare certezza. Liberarsi significa contrapporsi, entrare in contrasto con se stessi, cambiare talvolta radicalmente idee e punti di vista, cercando di mediare tra le varie istanze che nascono dal nostro interno.
È un processo che porta a non essere più in sintonia con nessuno, tantomeno con un partito, un’ideologia, una religione o un movimento; tutte cose prodotte da umani per gestire le deboli teste di cazzo.
Ulteriori epifanie
XI. Animalismo Anubista
X. Anubi e il Diavolo
IX. La Bestemmia filosofica
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la Genesi di Anubi
25 pagine estratte dal Sacro Tomo contenenti tutta la verità sulla nascita di Anubi